Dopo Berlusconi, Bossi
Dopo la caduta di Berlusconi, ora quella di Bossi, sua colonna portante. Si chiude così un ventennio molto difficile per l’Italia. Forse pochi si aspettavano una fine così ingloriosa per il massimo cantore di Roma ladrona e per i suoi cari. E’ questo un altro tassello della crisi dei partiti e degli uomini politici del nostro paese. Sarebbe bello pensare di essere giunti alla fine.
Sinceramente mi sento vicino a quei miei amici e conoscenti che hanno cercato risposte alle loro ansie, approdando nel partito della Lega. Sò che tanti l’hanno fatto per protesta o consapevoli che quel partito, e i suoi dirigenti, potessero rappresentare, più di altri, un efficace antidoto al dilagare della corruzione e del malcostume oramai così pervasivi. Attese, purtroppo così miseramente deluse.
Appare abbastanza evidente che ciò che si è scoperto oggi della Lega ha trovato il suo brodo di cultura in una pratica del potere che data fin dai tempi della crescita del movimento. Più di una persona, provenienti dai luoghi di vero insediamento di questo partito, mi ha raccontato essere stata prassi assai frequente della Lega, ogni qual volta assumeva una funzione di governo, non fare prigionieri. Nel senso di praticare una funzione di controllo totalizzante del potere e di elargizione clientelare ed esclusiva delle prebende da esso dipese.
Credo sia utile a tutti che la Lega, così come gli altri partiti, seppure diversamente coinvolti in situazioni analoghe, risolva i suoi problemi con operazioni trasparenti, quindi credibili agli occhi di aderenti ed avversari. In questo momento è in gioco la funzione dei partiti, strumenti essenziali della democrazia. La fiducia nei partiti, oggi così compromessa, la si può ritrovare solo sulla base della ricerca di una più elevata moralità da parte dei suoi dirigenti e militanti attivi. Unita a maggiore dedizione, sacrificio, trasparenza negli obbiettivi e nell’azione per conquistarli e all’esaltazione dei principi che sovrintendono alla definizione di governo del bene comune.
Non allontaniamoci quindi dalla politica. Qualcuno comunque la farebbe al nostro posto e sarebbe lui a decidere per tutti. Pratichiamola invece sulla base di saldi principi, vigilando e pretendendo da tutti, amici ed avversari, uguali comportamenti. Questo significa che tutti, chi più e chi meno, dobbiamo cambiare. Il lassismo morale è tanto avanzato da avere toccato tutti i livelli della politica. Guardiamoci attorno, correggiamo e, se serve, facciamo pulizia di comportamenti sbagliati. Creiamo e manteniamo una tensione alta su questo tema.