Ambiente

Il bostrico tipografo

Un flagello di cui non si parla

Una delle caratteristiche delle nostre valli alpine è la presenza dell’abete rosso. Produce un legno non pregiato, ma che si adatta a molti usi, quindi è apprezzato. Gli appassionati micologi lo conoscono perchè a fianco della sua chioma, trovano riparo i porcini.

L’abete rosso, il suo portamento slanciato, la sua altezza che può raggiungere anche i 50 metri caratterizza il territorio al punto da costituirne una componente attrattiva per il turismo delle nostre montagne.

Da alcuni anni questo albero soffre la presenza sempre più invadente del bostrico tipografo, un piccolo coleottero che si insidia fra la corteccia e il tronco, interrompe il ciclo alimentare della pianta che così si secca in poco tempo. Il bostrico è sempre esistito, ma la sua presenza se pure colpiva qualche pianta non era tale da impensierire.

Poi è arrivata la tempesta Vaia, tre giorni di maltempo da tregenda che a fine ottobre del 2018 distrusse centinaia di migliaia di questi abeti, che, a dispetto del loro portamento dispongono di una apparato radicale assai fragile. Il fatto che molte di queste piante non siano state rimosse negli anni e siano così marcite sul posto hanno alimentato a dismisura la presenza di questo piccolo insetto che, lentamente ha invaso migliaia di ettari di bosco.

La conseguenza è che centinaia di migliaia di abeti sono morti e che la situazione appare incontrollabile. Se lo scorso anno, parlo della val Pusteria, si notavano qua e la nel bosco piccole macchie di abeti secchi e altre zone aride dove già erano stati spiantati, quest’anno la situazione appare assai più tragica.

Si dice che in Austria intere montagne siano già brulle. Io nei giorni scorsi ero in val Pusteria e debbo dire di essere rimasto impressionato. Il bosco di abeti rossi che copriva quasi interamente tutti i pendii delle montagne, lasciando intravedere solo piccoli prati pascolo attorno ai masi, quest’anno appare molto diverso. Gli abeti si sono rarefatti, le zone dove l’albero è già stata spiantato sono tantissime e altrettante quelle dove gli alberi sono secchi. Mucchi di tronchi ammassati ovunque. Il paesaggio è completamente cambiato in peggio, più brullo. meno verde.

L’impressione è quella di trovarci di fronte ad una catastrofe ecologica, senza che quasi nessuno ne parli. Forse un segno dei tempi e dell’imbarbarimento che ci sta coinvolgendo. Che fa il paio con la scarsa consapevolezza degli effetti del surriscaldamento del pianeta. E tutto questo forse perchè non si deve disturbare il businnes delle vacanze e gli enormi profitti che ci stanno dietro. 

Intanto dalle nostre parti si parla flebilmente di abeti rossi che si stanno seccando e la cui ragione viene fatta risalire al bostrico. Ma qui Vaia non c’è stata. Allora che risposta diamo a questo fenomeno?

Ecco foto dalla val Pusteria.

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