Politica

Il voto di domenica, rosso o nero

La complessità della politica al momento del voto si trasforma in un gesto semplice. Siamo chiamati a fare sintesi con un tratto di matita su un piccolo simbolo delle tantissime promesse avanzate da molti partiti e da migliaia di candidati. Siamo in difficoltà ad esprime il voto perchè la confusione è tanta, dovendo districarci fra i programmi reali, la propaganda fasulla, le falsità costruite ad arte, gli interventi dall’esterno.

Allora dobbiamo fare uno sforzo di semplificazione per riuscire ad individuare le vere opzioni che si contrappongono. Tutti sono concordi ad individuare nel partito Fratelli d’Italia – erede del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, gestore della evoluzione post fascista del dopo guerra e di cui FdI tiene ancora in bella mostra il simbolo – il partito di gran lunga vincitore delle prossime elezioni e in Giorgia Meloni – la sua leader – la prossima Presidente del Consiglio. Si dice con una realtà schiacciante, tale da potere cambiare da sola la Costituzione nata dall’antifascismo. 

Alla luce di tutto questo, come dicono in molti, allora la sfida di domenica la si può identificare sia fra il rosso e il nero. Fra il colore dell’emancipazione, delle lotte sindacali operaie e contadine, dei diritti universali e delle libertà, contrapposto al colore che ha celebrato in Italia il culto del razzismo, della illibertà, della violenza e della morte.

Si può anche dire che lo scontro sia fra Fratelli d’Italia e Democratici e progressisti, i due antagonisti maggiori, tenuto conto della forte valenza maggioritaria della nostra legge elettorale. So che dalle parti dei Democratici ci sono delle sofferenze dovute ad una evoluzione politica sbagliata degli scorsi anni culminata però con le clamorose sconfitte di Renzi e del suo disegno e il conseguente fuggi fuggi verso lidi a lui più confacenti (oggi associa il Sindaco d’Italia al Presidenzialismo, quindi pare si stia spostando verso Meloni). Mentre il Pd del nuovo gruppo dirigente – ha dichiarato in modo impegnativo di avere abbandonato definitivamente le sciagurate teorie del jobs act e con un programma di sinistra e popolare ha riportare il partito lungo il solco del mondo del lavoro e dei suoi attori.

Infine si può dire che lo scontro sia fra Giorgia Meloni ed Enrico Letta. Giorgia e il suo Partito, amica di Orban, nemico giurato dell’Europa, Giorgia e il suo Partito che pone l’Europa al rimorchio degli interessi nazionali, quindi la declassa e gli toglie ogni influenza politica a livello mondiale, particolarmente in un momento che soffiano in Europa venti di guerra. E di fronte ad una crisi energetica ed ambientale gravissima che necessita di determinazione e coesione. Enrico Letta invece credo dia tutte le garanzia di europeismo che oggi è necessario mettere in campo, considerata anche la nostra grave situazione debitoria.

Chiudo col dire poi che il voto utile è nei fatti. Un sistema elettorale che prevede che oltre un terzo di deputati e senatori siano eletti col sistema maggioritario secco (senza ballottaggio) richiama l’obbligo per i partiti di aggregarsi. I partiti della destra l’hanno fatto a prescindere dalla disomogeneità dei programmi. Attorno al Pd l’aggregazione è stata minore con i partiti e le energie rappresentati da Roberto SperanzaElly SchleinEnzo MaraioDemocrazia Solidale – DEMOSRepubblicani europei. Sta di fatto che il voto utile a contendere i collegi uninominali alla destra è quello dato alla seconda forza in campo. Quasi ovunque è la lista del Pd Italia Democratica e Progressista, eccetto forse qualche seggio nel Meridione dove il M5S pare sia in forte avanzata e questo non sarebbe negativo.

La scelta domenica prossima è quindi fra: rosso e nero; fra PD Italia Democratica e Progressista e Fratelli d’Italia; fra Enrico Letta e Giorgia Meloni. 

L’auspico che rivolgo a tutti coloro che mi conoscono è quello innanzitutto di andare a votare e di votare con coscienza e non per protesta. Il mio voto andrà al PD Italia Democratica e Progressista.

Ps – sento il bisogno di rivolgere due parole a tutti gli operai e pensionati militanti della CGIL, che hanno condiviso con me anni di iniziative e di lotte. Per ricordare con loro che con stima reciproca abbiamo portato a casa risultati importanti stando sempre dalla parte degli ultimi e nel campo della sinistra. Oggi pare che la strategia dei nuovi dirigenti sia quella di dire “votate per chi vi pare”. A me pare una scelta sbagliata. Capisco le passate difficoltà della Cgil con una sinistra che non era più tale, ma oggi le cose stanno cambiando. La CGIL non può abbandonare il campo che ha contraddistinto la sua storia.

 

 

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