Pellestrina e Malamocco
Chioggia è una buona base per addentrarsi nella laguna veneta. Abbiamo pensato di andare in bici: da Chioggia al Lido, lungo la striscia di sabbia che chiude la laguna verso il mare, lasciando aperte le tre bocche di porto (quelle dove si sta costruendo il sistema Mose). Si tratta di attraversare due isolette di circa 12 chilometri di lunghezza con l’aggiunta di due attraversamenti in battello.
Eravamo stati consigliati di partire presto al mattino in quanto i traghetti caricano un numero limitato di bici. Così abbiamo fatto; ci siamo imbarcati nella stazione marittima di Chioggia alle sette del mattino: eravamo gli unici con bici al seguito. Dopo 10 minuti siamo scesi a Pellestrina e siamo partiti lungo un percorso segnalato con piccoli cartelli, ma su viabilità ordinaria, in quasi totale assenza di traffico veicolare.
L’isola di Pellestrina è una lingua di terra e sabbia larga qualche centinaio di metri e lunga circa 12 chilometri. Dal lato del mare aperto è protetta dai famosi Murazzi con una sottile lingua di sabbia che funge da spiaggia libera, senza alcuna struttura ricettiva. Sul lato ovest si snoda il borgo di Pellestrina con tutte le sue attività marinare. Qui la vita scorre lenta. Qualche piccolo negozio, un sussulto quando il traghetto scarica i passeggeri che si perdono subito nelle calli, fra le case colorate. Lo stile è quello tipico veneziano.
Percorriamo in prevalenza il lungo mare, con frequenti digressione nelle stradine e nelle piazzette. Ciò che appaga maggiormente sono i colori. I colori del porto con i suoi piccoli natanti, i colori delle case, i colori dei piccoli giardini e delle piazzette. Tutto appare in armonia con la laguna e con la sua vita. Una leggerissima foschia avvolge ed uniforma tutto il paesaggio.
Incontriamo pescatori che ci raccontano del pesce … preso da altri, persone indifferenti alla nostra presenza. Gli ultimi chilometri li percorriamo su stradina bianca in luoghi disabitati e vallivi. Qua e la si scorgono piccole torri e fortini fatiscenti, testimoni di un sistema di difesa che non so spiegare. L’ultima fortificazione in fondo all’isola nella zona dell’imbarco per il Lido, è stata ristrutturata ed adibita a Casa di Riposo.
L’imbarco per l’Isola del Lido avviene alle mezze ore. Pochi minuti e scendiamo all’attracco di Alberoni, la prima delle tre località delle quali si compone l’isola. Qui l’ambiente è molto diverso da Pellestrina. Vegetazione fitta, viali alberati, parchi. Il traffico veicolare è abbastanza intenso (molto intenso al Lido), con le bike si percorrono piste disegnate lungo le strade normali.
Dopo Alberoni incontriamo Malamocco. Si tratta di un antico borgo risalente all’epoca romana, quando ebbe notevole splendore. Oggi ci appare completamente ristrutturato. Lo stile rimane quello veneziano dei secoli scorsi. E’ un agglomerato molto bello dove è piacevole perdersi alla ricerca delle tante piccole icone architettoniche e storiche. Porticati, davanzali, giardinetti, piazzette, case e palazzi, chiesette, steli, pozzi, chioschi e tanti angoli ove fermarsi per catturare un ricordo.
Proseguendo verso il Lido, lo sguardo è catturato dalle tante isolette della laguna e dalle loro costruzioni, fino ad intravedere in lontananza la caratteristica sagoma della città di Venezia. Giunti alla stazione marittima del Lido, dove arriva il flusso turistico dalla città, Venezia si scorge in tutto il suo splendore, con al centro il Campanile di San Marco.
Peccato che questa immagine davvero sublime sia sporcata dalla presenza delle grandi navi da crociera. Il loro passaggio e la loro sosta, dietro la Giudecca, oscurano quasi completamente la zona di San Marco e alterano la prospettiva e l’armonia dei palazzi sorti sul Canal Grande. La nave che abbiamo visto noi in entrata verso San Marco, a tratti, fumava come una ciminiera; se si pensa che quegli enormi alberghi galleggianti mantengono motori e generatori di corrente costantemente accesi per tutto il tempo, viene da rabbrividire, stimando l’enorme costo ambientale che ognuna di esse riversa su una città così tragicamente fragile come Venezia.
Proseguendo verso la zona della spiaggia, abbiamo visitato una bella mostra dedicata alla Grande Guerra, all’interno della quale una specifica sezione è dedicata a Francesco Baracca. Verso la spiaggia aumentano palazzi e alberghi di lusso. Qui inizia il percorso di ritorno. Giunti davanti al Palazzo della Mostra del Cinema, una brutta costruzione, suppongo degli anni trenta, al momento disadorna e triste, ci sporgiamo dalla caratteristica piazzetta semicircolare per dare un’occhiata alla spiaggia: ci appare come una enorme distesa di ombrelloni che non ci stimola nemmeno a cercare di metterci piede. Proseguendo, ancora palazzi e alberghi con accesso diretto dai piccoli canali che attraversano l’isola.
Di ritorno, abbiamo dato una nuova occhiata a Malamocco, dove ci siamo tolti lo sfizio di assaggiare un buonissima frittura di pesce, servita in diretta dal barista in un cono di “carta gialla”.
Quando siamo arrivati a Pellestrina, il sole batteva a picco, ma per essere rifocillati abbiamo dovuto aspettare l’apertura del bar alle 15, a conferma del fatto che qui, diversamente dal Lido, i turisti non sconvolgono la vita dei residenti.
La bicicletta, combinata con i traghetti, è senz’altro il mezzo più indicato per visitare queste due isole che la natura ha collocato davanti e a protezione di Venezia. Il costo dei biglietti per le quattro attraversate, 2 persone e due bici per 12 ore, è stato di 40 euro. Non poco, ma ne è valsa la pena.
Concludo mostrando alcune foto che spero rendano l’idea della bellezza del paesaggio che abbiamo incontrato.