Politica

Ok di Pd, M5S e Leu a Draghi. Dubbi e perplessità da superare con i fatti.

E’ importante e positivo che il Movimento 5Stelle, si sia espresso per il si a Draghi. Lo ha fatto il Pd, ora spero lo faccia anche Leu. Non possiamo dimenticarci che questo raggruppamento di forze ha la maggioranza assoluta dei voti alla Camera e quella relativa (ampia) al Senato. E non dimentichiamo che Draghi non ha voti suoi, ma che per governare ha bisogno di quelli delle forze a cui accennavo.

E’ vero che avere riportato al governo del paese Salvini e la sua Lega non è positivo. Lo volevano in molti dalle parti del Nord e della borghesia, ma la responsabilità unica e indelebile è stata di Renzi, un politico sfasciacarrozze che agisce per coltivare il suo ego smisurato e per compiacere la ricca borghesia benestante e propensa al potere, al denaro e all’intoccabilità.

Adesso vedremo il programma di Draghi e la lista dei ministri che concorderà con Mattarella. E’ evidente come in tutto questo ci sia uno smacco per la politica e sopra tutto per i partiti. Penso che Draghi, così tanto osannato – ma non tanto quanto Monti – nella sostanza rappresenti la finanza che ci ha prestato e presta i denari per andare avanti.

Questo per un verso può essere positivo, nel senso di escludere pesanti, improvvisi, colpi di mano, dall’altro però nessuno pensi che Draghi possa realizzare una politica di eguaglianza e di equità fiscale come vorrebbe la sinistra. Draghi è la riprova del fatto che chi presta i soldi conta nel destino di un Paese. Con tutto quello che dovremo aspettarci, anche solo per la ragione che, prima o poi i debiti vanno saldati.

Bonaccini dice che non ha correnti. Questa affermazione, posta come una credenziale garantista e unitaria, è a mio parere la prova del fatto che lui purtroppo si presta al gioco delle ipotetiche, possibili quinte colonne renziane rimaste nel Pd. Tentare di cacciare il legittimo segretario eletto secondo le regole statutarie del partito, considerato tutto, è delittuoso. Io spero che questa assurda diatriba possa ricomporsi e spetta a Bonaccini chiuderla. Se vuole.

 

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