La staffetta sul cavallo bianco
E’ molto bella la figura di una giovane donna, allegra e determinata, cavalcare un cavallo bianco su e giù per gli appennini, recando con sè messaggi,viveri ed armi da consegnare ai partigiani. Questa immagine è fra i pochi ricordi lasciati da Ancilla Cavina (Riolo Terme), staffetta partigiana, alla propria figlia relativamente a quel triste periodo della storia d’Italia. Una sorta di pudore e di rispetto per il dolore e la morte di tanti, spesso, gli ha impedito di parlarne.
I ricordi che Ancilla ha lasciato sono sopratutto quelli della paura.
Come quando, prelevata da casa ventenne, assieme alla cugina, fu avviata per il campo di concentramento in Germania. Si salvarono a Bologna, grazie alla compiacenza del medico che le visitò in stato semicomatoso per avere fumato in rapida successione due pacchetti di sigarette, come amici avevano loro consigliato. Da quel momento, entrambe entrarono nella Resistenza. Oppure come quando incontrò un inaspettato posto di blocco nazi-fascista, mentre recava sul suo cavallo bianco due ceste di armi per i partigiani, coperte da grappoli d’uva matura. Disse che era uva per il “padrone” del podere. Fu creduta.
Il prossimo 25 marzo la ricorderemo, ponendo una targa nel Rio di Cò, sotto Cà di Malanca. Là dove ha voluto riposare per sempre.
Non trovo parole per congratularmi del bellissimo servizio e ringrazio tantissimo, ed ancora infinitamente ringrazio per tutto ciò che state facendo per lei, lo ha veramente meritato,conoscendola so che direbbe,(morte ti ho preso in giro,mi hai rubato la voce, ma non il sorriso e il pensiero di Libertà)
Vorrei però informarla che fu arrestata non con la cugina, ma con la sorella Cecilia,ero piccola ma fui testimone oculare,in aggiunta sta scritto nel libro (camice nere in Romagna fra oblio e castigo)
chiedo scusa se mi son permessa ma mi son sentita in dovere, anche per rispetto alla zia Cecilia ancora vivente.
Distinti saluti Maria
Grazie per l’utile precisazione.