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I costi della politica

Palazzo Mengoni - Castel Bolognese
Palazzo Mengoni - Castel Bolognese

Con la finanziaria il governo aveva stabilito una serie di misura per diminuire i costi della politica, fra queste il calo del numero degli assessori delle varie giunte. Nemmeno un mese e un con un decreto si è rimangiato questa norma, che poteva avere un senso, rinviandola al prossimo anno. Dico che poteva avere un senso perché in effetti, l’elevato numero di assessori in buona parte deriva dall’ansia di accontentare i vari partiti e correnti che formano le varie coalizioni di governo e non tanto da esigenze di efficacia amministrativa.

Siccome i partiti sono tanti, e in aggiunta al loro interno divisi in correnti, ci vogliono tanti assessori. Che naturalmente costano. Una volta delegati, qualcosa devono fare. Spesso capita che si pestino i piedi fra loro, producendo così inefficacia, o che tendano ad invadere le competenze dei dipendenti. Quest’ultima propensione  è sbagliata in via di principio, ma potrebbe essere giustificata se i dipendenti fossero carenti di figure dirigenti. Così non è. Di solito, nel settore dipendenti, le figure dirigenziali sono troppe. Ecco quindi una lievitazione complessiva dei costi. Dico questo per avere personalmente vissuto questa esperienza. Quando fui delegato assessore a Castel Bolognese nel corso della passata legislatura, feci parte di una giunta di sei componenti con un sindaco a tempo pieno. Nel settore dipendenti era presente la figura del Segretario (dirigente), seppure a tempo parziale, e otto, dicasi otto, titolari di posizione organizzativa, una figura ibrida, ma in parte assimilabile alle figure dirigenziali. Questo per un piccolo comune di nove mila abitanti.

L’idea che ho maturato nei cinque anni del mandato è che per gestire come politici il comune di Castel Bolognese, quindi senza pestarsi i piedi fra assessori e senza invadere le funzioni dei dipendenti, bastino quattro assessori e un sindaco part-time. Nel settore dipendenti penso bastino un segretario part-time con la funzione di direttore generale e tre titolari di posizione organizzativa, rispettivamente a capo delle aree: tecnica, finanziaria e dei servizi al pubblico.

Certo, per arrivare a questo occorrerebbe una forte determinazione, adeguati tempi di gestione e una impostazione meritocratica alla quale collegare gli stipendi (tutto possibile). Provate a pensare in questo modo quanti soldi si potrebbero risparmiare sul personale complessivamente inteso (politico e tecnico) e, di conseguenza, ad esempio, quanta manutenzione in più potrebbe essere fatta alle strade e al verde di Castello.

Sono partito dal governo per dire che anche quando predica bene, razzola male. Per dire però anche che quelle scelte possono essere compiute senza il bisogno di una imposizione dall’alto. Basta volerlo. Mi auguro che Malpezzi diventi il prossimo sindaco del centro sinistra di Faenza e che mantenga la promessa di portare a sei gli assessori della sua nuova giunta. Dimostrerebbe che non servono imposizioni per fare le cose di buon senso e ragionevolezza, ridurrebbe i costi della politica e fornirebbe un esempio al quale difficilmente potrebbero sfuggire le amministrazioni comunali di tutta la provincia. Come per l’educazione dei figli, anche in politica, l’esempio può essere la strada maestra da praticare.

Un commento

  1. Condivido l’impostazione dell’articolo di Domenico Sportelli. Anche io faccio una valutazione simile sulla parte del programma di Malpezzi, ovvero che il numero di assessori nel comune di Faenza è da ridurre.
    Valutazione tanto vera quanto il fatto che non più tardi di qualche anno fa le forze politiche di maggioranza (le attuali) avevano deciso di aumentare il numero di assessori per soddisfare le richieste dei socialisti (se ben ricordo).
    Oggi a mio parere è dunque auspicabile l’attuazione di quella parte del programma di Malpezzi, ma però con due opportune attenzioni. La prima è dicendo che l’operazione è valida ma da sola non modifica più di tanto la realtà dei costi della politica: bisognerebbe anche guardare ad esempio le remunerazioni in tante nomine fatte dal Sindaco. In questo caso si potrebbero fare vari indicazioni concrete ma mi limito a chiedere se sono questi i costi della democrazia, della burocrazia o di una gestione della cosa pubblica che si potrebbe migliorare e nella quale le forze politiche tutte dovrebbero dimostrarsi meno invadenti?
    La seconda attenzione da avere è che sollevando questi temi in realtà non si faccia solo del facile populismo e magari non si tocca nulla di sostanziale. In fondo la poltrona di un assessore costa “solo” qualche decina di migliaia di euro che non cambiano la sostanza della finanza di un comune come quello di faenza mentre un assessore bravo potrebbe portare davvero anche qualche risultato positivo.
    C’è poi un aspetto finale su cui mi piacerebbe riflettessero le forze politiche e quanti opereranno per compilare il programma dei prossimi candidati sindaci ed è che riducendo solo il numero degli assessori probabilmente ci sarà disponibilità di qualche soldo in più ma le cose non cambieranno tanto. Io credo che la riduzione del numero di assessori vada accampagnata ad una generale riorganizzazione della macchina comunale. I dipendenti comunali sono di più degli assessori e se con una buona riorganizzazione si rende loro possibile di lavorare in modo più efficace ed economico credo che il cambiamento sarebbe davvero più conveniente.
    Giustamente Sportelli affianca le sue considerazioni sulle Giunte e gli assessori a considerazioni sui dirigenti. Oggi la macchina comunale è basata in realtà sui dirigenti ed è quello il vero punto a mio parere da cui partire per raggiungere veri obiettivi di risanamento, efficenza ed efficacia.
    Un risultato poisitivo lo si avrà dunque riducendo gli assessori, ma sicuramente sarà meglio se contemporaneamente si riorganizza la macchina comunale e se contestualmente saranno politiche organizzative davvero valide. E su quesot mi permetto di aggiungere solo un unico punto che è quello relativo alla informatizzazione, che deve essere a sostegno di un processo di reale rinnovamento della organizzazione burocratica, e che può essere fatta anche con obiettivo importanti come quello della diffusione di sistemi open source o di ambienti wifi nel centro cittadino.

    CLAUDIO CASADIO, Faenza

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