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Cose di fiume e di brave persone

La ciclovia, opera pubblica da rimettere in funzione

Una brava persona mi ha segnalato la presenza di una tana nell’argine del Senio e questo mi ha dato il pretesto per una camminata sull’argine. Siamo a Castel Bolognese e l’argine è quello di sinistra orografica (voltando le spalle alla sorgente) che sale dal Ponte del Castello verso la collina e che l’Autorità del fiume dice – sulla base di una legge del 1904, quando ancora vigeva lo Statuto Albertino – essere un “arginello” eretto a protezione dei campi vicini.

Strana storia questa dell'”arginello” in quanto tutti sanno che nella realtà protegge l’abitato di Castel Bolognese e quelli della valle, cosa che in tante occasioni ha fatto con efficacia. Quello sarà anche un “arginello”, ma oggi è opportuno diventi come una diga, nel senso che “non deve rompersi”. Ragione per la quale i castellani, Sindaco in testa, dicono da tempo che deve essere rifatto con materiale adeguato – perchè si sospetta non lo sia, in parte spostato, se si vogliono creare aree interposte allagabili, ma con i criteri per essere riclassificato in base alla legge di oggi, preso in carico dalla Regione ed essere trattato come tutti gli argini classificati (quindi anche manutentato con cura).

Foto, l’argine oggi.

Torniamo alla tana. Infatti l’ho trovata, ben nascosta nella vegetazione dell’argine. E’ di oltre 20 cm di diametro, quindi di un fossore importante. Potrebbe essere la volpe. Dopo averla fotografata, servirà per la segnalazione che farò alle Autorità, mi sono chiesto quante potrebbero essercene di tane come quelle lungo chilometri di argine coperti da una fitta e inestricabile vegetazione? Possiamo ben immaginare. Questione semplice: dobbiamo ottenere che gli argini siano mantenuti abbastanza puliti, quindi la vegetazione tagliata almeno due volte l’anno. Non parlo delle golene e delle sponde dove la coltivazione della vegetazione deve seguire altre regole, a partire da quelle della geologia.

Foto, la tana e l’habitat circostante.

Continuando verso il Ponte si giunge dove il fiume, cozzando verso la collina, svolta repentinamente a sinistra. Qui nel corso delle fiumane l’acqua ha rilasciato sedimenti sabbiosi ed ha creato una spiaggia dove i ragazzi da tempo fanno il bagno. Qui un bravo cittadino ha messo un cartello, un bidone e un sacco per la raccolta dei rifiuti. Evidentemente i fruitori dell’area spargono i loro rifiuti. In quel punto siamo al cospetto della natura, selvaggia ma ordinata secondo il suo ordine. Andrebbe rispettato. Così non è e dispiace che siano ragazzi giovani a non farlo. Ho raccolto qualche rifiuto, riposto nel bidone, poi mi sono fermato e mi sono chiesto cosa avrebbero pensato e detto quei ragazzi se mi avessero visto in quel momento. Forse del coglione e forse avrebbero riso. Allora ho smesso di raccogliere quei rifiuti ed ho pensato che forse le strade da percorrere per noi adulti siano altre. Quelle dell’incontro, del rapporto e della relazione con questi giovani e non semplicemente del coprire i loro comportamenti sbagliati.

Foto, storia di maleducazione.

Camminando sopra l’argine il pensiero è corso alla ciclovia del Senio, storica proposta degli Amici del Senio. Proposta fino ad ora sostanzialmente inascoltata dalle nostre parti, in un momento in cui – in Europa – tutti parlano di mobilità dolce e ciclabili. Solo il comune di Castel Bolognese anni fa diede una risposta sistemando 6 km di argine. Fu subito un successo di pubblico, purtroppo messo in mora dalle esondazioni del 2023 che, praticamente, la distrusse.

Quella era un’opera pubblica, pagata dal pubblico, per il bene comune. La logica dice che, come tutte le opere pubbliche, vada rimessa in funzione. Tutti vediamo come, in alternativa, ora chi cammina a piedi o va in bici, affolli la via Biancanigo, una strada malmessa e assai pericolosa per l’incolumità di tutti. Di rimettere in funzione la ciclovia fino ad ora non se ne è parlato. Certo, le priorità, ma adesso forse è giunto il momento di programmare la sua riattivazione.

 

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