
Siamo rientrati da poco da un viaggio di sei giorni nella Repubblica d’Irlanda, in gaelico Eire. Ne parlerò in sei articoli nel sito domenicosportelli.eu pensando di fare cosa utile per figli, nipoti e per le persone totalmente a digiuno di Irlanda, ma curiose di saperne qualcosa.
Si è trattato di un viaggio organizzato dall’Uoei di Faenza. Partiti da Verona e arrivati a Bergamo, abbiamo viaggiato con i Boeing 737 della Ryanair. Voli di poco più di due ore, tranquilli.
In ogni articolo inserirò note dedicate alla conoscenza storica e sociale dell’ Irlanda per come ce le hanno raccontate e per quello che ho visto. Per verifiche e approfondimenti, metterò link che vi rimanderanno a Wikipedia.
Giunti a Dublino la prima delle 6 guide che ci hanno accompagnati ci ha inquadrato l’Irlanda. E’ un’isola che, con il Trattato del 1921, fu divisa in due Stati. La Repubblica parlamentare d’Irlanda – 26 contee (regioni) con circa l’85% del territorio e oggi quasi 6 milioni di abitanti. E l’Irlanda del Nord – 6 contee con capitale Belfast – che, assieme a Galles, Scozia e Inghilterra formano il Regno Unito di Gran Bretagna.
La Repubblica d’Irlanda, oggetto della nostra visita, aderisce alla Comunità Europea, ma non al trattato di Schenghen. Fino ai primi anni novanta era uno degli stati più poveri d’Europa, ai giorni nostri è invece il secondo stato più ricco con un PIL pro capite di circa 80.000 € (media europea 38.000, Italia 37.000). Questo miracolo economico pare lo si debba agli sgravi fiscali concessi alle grandi aziende di tecnologie innovative (high tech) di Stati Uniti e Giappone. Il salario minimo è 13,5 euro ora. Gli stipendi si aggirano sui 4-5 mila euro mensili. L’indennità di disoccupazione è di 265 € a settimana.
L’altra faccia della medaglia: due stanze in vecchie case a Dublino costano 1.600 € di affitto mensile. Tolto il costo dell’alloggio, che segue dinamiche sue, i prezzi per i generi di consumo sono circa il 20% più alti dei nostri (stima personale).
Nel tragitto di quasi 200 chilometri – dall’aeroporto verso la costa occidentale, quella che guarda al Canada – ci siamo subito resi conto di notevoli differenze con l’Italia. Un territorio sostanzialmente ondulato e verde, di prati e di vegetazione. Gli appezzamenti di terreno sono in genere delimitati da folte siepi che hanno anche la funzione di mitigare il vento. In Irlanda il terreno non si coltiva, si usa in netta prevalenza per allevare bestiame e pecore. Con l’evidente eccezione del grano, dei cereali per il bestiame e dei prodotti orticoli, fra i quali le patate, che sono sempre in tavola. Si parla di circa 6 milioni di bovini e di oltre 3 milioni di ovini. E tanti equini.
In Irlanda piove spesso. L’acqua scorre libera lungo centinaia di fiumi, occupando le valli e dando origine a 1200 laghi, piccoli e grandi. Questo libero scorrere, con i materiali trasportati, depositati e decomposti per l’effetto di assenza di ossigeno, ha dato origine ad immense torbiere (Foto 3) che costituiscono una apprezzata risorsa e riserva energetica, oltre che a rappresentare un tesoro inestimabile di biodiversità. Ci hanno raccontato di burro conservato per secoli nella torba mantenendo caratteristiche organolettiche di commestibilità e di mummie mantenute in perfetto stato di conservazione. Mi sono chiesto se la cultura dell’acqua maturata nei secoli a queste latitudini potesse aiutare noi romagnoli a districarci meglio rispetto il tema alluvioni.
Ed ora alcune foto che consentono di “entrare” in Irlanda.