AmbienteIdee e proposte

Università dell’acqua in Romagna

Una proposta da studiare, la politica dovrebbe decidere

Tornando alla catastrofe del maggio 2023, ciò che stupisce è che non se ne parla più. Siamo fermi alla questione dei rimborsi, attorno alla quale stanno naufragando anche i vari Comitati di cittadini che pure, in un determinato periodo, hanno avuto una funzione importante. Un tema importante, quello dei rimborsi, che avrebbe dovuto vedere la politica unita nel cercare di fare il meglio del possibile per aiutare i cittadini. Invece no. Si preferisce accusarsi a vicenda, litigare, dividere. Insomma, quella politica che porta le persone ad allontanarsene, con danno per la convivenza civile e la democrazia.

Questo sarebbe il momento per discutere sul futuro. Il lascito della catastrofe, il tema su cui discutere, approfondire, studiare è quello di quale rapporto costruire con l’acqua. Nel suo duplice aspetto: l’acqua che scarseggia per milioni di persone a seguito della siccità causata dal surriscaldamento del pianeta; l’acqua che quando cade, a volte è troppa, distrugge dove passa e che quindi deve essere controllata. 

Alcuni mesi fa ho avuto l’opportunità di assistere ad una conferenza, promossa dall’Ordine degli Architetti di Ravenna, nel corso della quale l’urbanista olandese Hans Thoolen ha presentato sul tema dell’acqua un confronto con i Paesi Bassi che, su questo argomento, vantano secoli di esperienza.

Riassumo in breve, senza pretesa di organicità, gli interessanti concetti espressi da Thoolen, con l’auspicio che le persone che su questo tema hanno responsabilità e voce in capitolo inizino a parlarne.

Assunto basilare da cui partire. La Romagna è un territorio alluvionale, forse ce ne siamo dimenticati. Adesso bisogna recuperare il tema della gestione delle acque e bisogna farlo al livello più elevato, quello della pianificazione territoriale. Puntiamo alto, puntiamo a diventare un esempio per tutti.

Alla base deve esserci la comprensione seria e severa del tema del surriscaldamento globale che, oltre ai danni che procura direttamente agli uomini, fa abbassare la falde acquifere, salire la salinità marina e fa crollare la biodiversità. Su questo tema, Thoolen ci ha detto come la prima, fondamentale, arma per combattere il fenomeno sia la bicicletta. A suo parere, bisogna ridisegnare le città e i territori a misura di questo mezzo. L’esperienza olandese, così vasta e profonda, può insegnarci tante cose.

Tornando al tema dell’acqua occorre agire partendo da un approccio non verticistico. Bisogna organizzare la partecipazione e ricercare la collaborazione di tutti. Dobbiamo immaginare e costruire un diverso futuro. Il tema centrale è il governo dell’acqua realizzato in modo che diventi una opportunità per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Scelte basilari: dare più spazio ai fiumi, creare zone di espansione controllata, rinforzare argini e dighe.

Dobbiamo stabilire un nuovo contatto con l’acqua. Collegare organicamente i fiumi con le città. Occorre ridefinire la funzione e la struttura dei canali con misure integrate che creino maggiori opportunità come portare più acqua nelle città, riportare l’acqua nei parcheggi, nelle piazze, lungo le vie.

Ampliare le città con parchi ecologici, cingerle di verde, piantare decisamente più alberi nelle piazze, nei parcheggi, lungo le vie. Sviluppare aree umide per favorire la biodiversità. Creare isole galleggianti.

Un nuovo rapporto delle città con l’acqua presuppone la contestuale adozione di diverse misure strutturali fra le quali:

  • rinforzare le fondamenta delle abitazioni con processi innovativi;
  • adottare casse di ritenzione sotterranee – oltre che di espansione e di laminazione;
  • adeguare il sistema fognario ai picchi futuri di precipitazioni previste e separare il corso dell’acqua di consumo da quella piovana.

L’avvio di una rivoluzione di questa portata – tenuto conto degli elevati costi – presuppone la nascita di un sistema compartecipato di Banche/Fondazioni/Utility per finanziare e gestire il nuovo sistema idrico delle città e territori.

COCLUSIONI.

Alla base dell’agire deve esserci l’analisi  dell’alluvione e il coinvolgimento più largo possibile della popolazione, a partire dai soggetti direttamente o indirettamente interessati (gli stakeholder).

Puntare a trasformare il governo dell’acqua, quindi anche dei problemi che può provocare, in opportunità.

I fiumi diventino zone verdi programmate e polifunzionali. Non devono solo trasportare acqua, devono interagire col territorio in un rapporto produttivo di scambio reciproco.

Sfruttare l’alluvione per coinvolgere l’Università. Si potrebbe puntare a creare in Romagna una nuova facoltà sulla materia alluvione (modello Alicante, in Spagna). Si possono recuperare idee su tutto ciò, bandendo un concorso internazionale.

Bisogna riqualificare i nostri fiumi, cercando opportunità, avendo coraggio, evitando la mediocrità. A giudizio di Thoolen le parole guida devono essere: coraggio, orgoglio, fiducia, qualità.

La persona della quale ho riportato alcune idee viene da un’esperienza e da una realtà diversa dalla nostra, quindi non esattamente sovrapponibile. Tuttavia il suo dire è stimolante. Buona parte delle sue idee possono essere considerate, adattate alla nostra realtà. Bisogna vincere la pigrizia mentale che potrebbe prendere il sopravvento.   

 

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