Sono passati sei mesi da quando alcuni comuni del nostro Appennino sono stati coinvolti dal terremoto. Un terremoto non visivamente distruttivo, ma capace di rendere inagibile una parte consistente dei paesini e borghi toccati. Tredozio è stato il comune maggiormente colpito. Sono stati dichiarati inagibili le scuole – evidentemente ancora non in sicurezza sismica – il palazzo del Comune, diversi palazzi del centro con buona parte delle botteghe di servizio ai cittadini. e decine di abitazioni.
Tredozio negli ultimi decenni si è sostenuto, accanto alle attività tradizionali del nostro Appennino e a qualche fabbrica, con una porzione di quel turismo legato alla montagna, fatto di escursioni a piedi e in bici, di tradizione e di cultura legate ad alcune consolidate Sagre e dal periodico andata e ritorno delle tante persone emigrate dal dopo guerra in poi.
Questo pubblico non strabordante, ma consistente e continuo, ha creato per anni una buona fonte di reddito per tante famiglie tredoziesi, ha aiutato la vita del borgo e ne ha evitato lo spopolamento definitivo.
Adesso, dopo il terremoto e i guasti importanti del maltempo del maggio scorso, Tredozio è quasi come se si fosse fermato. Il flusso di visitatori si è rarefatto e la cittadina rischia di morire.
Alcuni giorni fa siamo andati su per vedere se Tredozio avesse quest’anno la possibilità di accogliere qualche camper nei giorni delle vacanze pasquali. Come siamo soliti fare da diversi anni.
Va subito detto che per Pasqua il campeggio, la struttura attigua dedita all’accoglienza e al ristoro e l’area con servizi per la sosta dei camper, saranno sicuramente funzionanti. Questo ci ha resi felici e adesso confidiamo nella clemenza della meteorologia.
Siamo rimasti però abbastanza sorpresi da ciò che si vede e dal clima che si respira. La realtà che abbiamo visto è che dopo sei mesi dall’evento non c’è ancora una gru in funzione. Solamente da poco sono iniziati i lavori per l’istallazione delle strutture prefabbricate che dovranno accogliere famiglie, scuole, comune, botteghe e servizi inagili. Si notano poche persone in giro, a domanda sullo stato di abbandono che pare prevalere, una tredoziese mi ha detto: adesso ci stiamo dando da fare.
Non so valutare l’esatto significato di quella frase. Ma credo sia un buon segno. Di fronte alle avversità della natura, come anche l’alluvione ha dimostrato, le prime cose da fare sono reagire, aiutarsi a vicenda, combattere. Certo che il pubblico – Comune, Regione, Governo – devono fare la loro parte e devono farlo in fretta, cercando di superare i riti della politica a volte troppo lenti e inconcludenti.
Scrivo di Tredozio, perchè, avendo queste parti delle radici, fin da piccolo ho ascoltato nomi di luoghi e abitazioni che poi mi sono diventati familiari. L’auspicio è che Tredozio, così come gli altri comuni della nostra montagna in difficoltà per il maltempo e il terremoto, non vengano abbandonati. Per fare si che ciò non avvenga, facciamo anche tutti noi la nostra parte. Diamo loro una mano. Andiamo a trovarli.