Gridare forte, tacciano le armi!
La cosa più importante da fare ora è di evitare una spirale che ci conduca verso la terza guerra mondiale. Ciò che conta in questa fase è chiedere che le armi tacciano e gridare forte: pace. Ogni guerra ha sempre prodotto vinti e vincitori – se si vuole, effimeri. Il pareggio non esiste. Il punto è trovare un equilibrio che possa essere condiviso anche da chi la guerra la perde. Indipendentemente dalle ragioni che mai potranno essere univoche e chiare per tutti.
Se sono evidenti le radicali responsabilità di Putin – non si attacca in armi un Paese sovrano – non sono del tutto chiare le motivazioni che, dal loro punto di vista e per quanto sbagliate in via di principio, abbiano condotto il governo della Russia ad un gesto così estremo. La storia ci dirà, se sapremo coltivarla.
La novità di questa guerra è che si vive in diretta. Si potrebbe pensare ad una garanzia di trasparenza e di obbiettività, ma questo non accade. L’informazione, quando non manipolata, viene messa da parte, come spesso accade su quanto dice il Papa, o usata come arma belligerante, come ha fatto ultimamente il Presidente americano e come spesso fa il Presidente dell’Ucraina. Ed il fatto che gli altri facciano peggio non è una scusante.
A noi, persone comuni, spetta il compito di discernere, usando l’intelletto. Mai come oggi essere istruiti, disporre dei mezzi per conoscere, essere liberi, ci offre la possibilità di partecipare attivamente alle vicende che stiamo vivendo. Abbiamo il diritto di dire ciò che pensiamo e allora, diciamolo forte.
Il mondo globale tende e forse ci obbliga alla interdipendenza. Le guerre hanno quindi sempre meno senso, se mai l’hanno avuto. L’Europa resti fuori dal conflitto in corso, sia solidale verso le popolazioni colpite, dispieghi le ragioni della pace e si adoperi per la pacificazione e la civile convivenza dei popoli che la compongono, compreso la nazione Russa.
L’Italia di fronte ai conflitti fra nazioni, è opportuno mantenga il profilo che si è data in seguito alla sconfitta della sua guerra, quella tragica a cui ci portò il fascismo. Intervenire quando necessario, dentro a coalizioni estese e con il profilo del sostegno umanitario.
Circa il tema delle armi all’Ucraina, aspetto complesso e non banale, ci si pone la domanda se sia in grado l’Europa, dando armi all’Ucraiana, di volgere a favore di quest’ultima lo scontro con la potenza russa. La risposta è chiara a tutti. E allora? La soluzione non è armare ma negoziare, trovare il compromesso, il punto di caduta dal quale poi chi ha subito il torto possa ripartire verso una giustizia più giusta.
Forti interrogativi sorgono rispetto alla richiesta americana rivolta ai paesi europei, di aumentare le spese militari. Potrebbe così accadere che, avvenendo il tutto sotto l’ombrello della Nato, li rendesse ancor più dipendenti. Cosa diversa sarebbe se l’Europa decidesse di darsi una una propria strategia di difesa comune, con un proprio esercito.
Anche le guerre odierne, a partire da quella che si sta combattendo in Europa, non debbono in alcun modo fare si che siano messe in secondo piano quelle esiziali che ci stanno coinvolgendo tutti: quella delle insopportabili diseguaglianze fra le persone e i popoli e quella del clima i cui effetti, se non controllati da subito, porteranno entro pochi decenni ad una condizione di non ritorno con la previsione della distruzione del Pianeta terra, la casa di noi tutti.
E’ per combattere le guerre contro l’ingiustizia sociale e per salvare la terra che oggi vanno destinate tutte le risorse disponibili. Altro che in armi per distruggere tutto, uccidere le persone, al solo scopo del potere.