Il cerino
La prima volta che ho portato la cravatta è stato in occasione dell’incontro col presidente Pertini.
Non l’ho messa per me, ho il collo corto, poi mi piaceva esibire una diversità casuale.
L’ho fatto per “Sandro”, per onorare la persona e l’istituzione che degnamente rappresentava.
Piccole cose.
Ho delle istituzioni un’idea quasi sacrale, anche dopo che in Parlamento è entrata gente indegna.
Mi addolora vederle oltraggiate, da chi le umilia con comportamenti disonesti e da chi le schernisce nelle piazze e sui media.
Quando la soglia di insofferenza si alza fino a cancellare la prudenza e il rispetto, quando si spara nel mucchio, forse è una lepre forse è un bambino, perché si crede che distruggere sia la condizione per costruire, poi distinguere le persone dalle istituzioni può diventare difficile.
E pericoloso.
La democrazia propone sempre alternative, non conosce scorciatoie.
Oggi non si sta peggio del dopoguerra, noi vivevamo in un condominio fatiscente, venti famiglie, senza acqua corrente, un solo cesso, nel cortile.
Era dura, ma il rispetto per le istituzioni, pur tra contrasti politici radicali, non è mai venuto meno.
Forse perché la memoria dei manipoli che avevano occupato quelle “aule sorde e grigie” era ancora forte e la responsabilità di ricostruire sulle rovine grande.
¡Abajo la inteligencia intimò sparando per aria il colonnello Tejero mentre assaltava il parlamento spagnolo.
Abbasso l’intelligenza è il grido che ha attraversato la storia ogniqualvolta gli uomini si sono rifiutati di confrontarsi con la complessità e hanno fondato il loro agire sul rifiuto.
Stimo Giorgio Napolitano perché come nessun altro ha difeso la dignità delle istituzioni in questi anni bui.
Ci vuole una buona dose di impudenza, e di vigliaccheria, per agitare l’ impeachment nei confronti di chi ha cercato di porre rimedio agli errori e ai calcoli cinici di gente da poco.
Non è Napolitano che si è ricandidato.
Non è lui che ha fatto una legge elettorale indecente, che ha reso il Paese ingovernabile, che ha impedito accordi diversi in Parlamento.
Non sono troppo grandi le coalizioni, sono troppo piccoli gli uomini.
Sollecitare la collaborazione nell’emergenza è doveroso.
Colpevole è non fare una nuova legge, perpetuare l’insostenibile situazione uscita dalle urne solo sette mesi fa; si vota, nessuno vince, si fa un governo transitorio, può fare poco, la gente si arrabbia, si torna a votare…come un numero periodico che si riproduce all’infinito.
Finchè non sarà finita.
Il buonsenso, direbbe Manzoni, si tiene nascosto per paura del senso comune: tutti a casa, dove quel “tutti” è la cosa più ingiusta.
L’albero si è nascosto nella foresta, le responsabilità vere dimenticate, il gioco del cerino è riuscito, l’ultimo è il colpevole.
Lo è Napolitano, lo è Letta, in un mondo di tragica burletta.
Buon natale, Presidente.
Anche a voi, naturalmente.