Politica

Ancora apologia di fascismo

Bambini nel campo di concentramento fascista di Arbe (Rab), in Dalmazia (annefrankguide.net)

Oggi 27 gennaio è il giorno della memoria. Il giorno in cui in tutto il mondo si commemorano le vittime del nazismo e l’Olocausto del popolo ebraico, si ricorda la liberazione dei prigionieri del campo di Auschwitz (1945) da parte dell’Armata Rossa sovietica e le migliaia di persone che aiutarono i perseguitati.

In questa ricorrenza così tragica e fortemente evocativa, Berlusconi si esibisce in uno dei suoi pezzi migliori, quello di giustificare il fascismo e Mussolini, colpevoli di un ventennio di dittatura e di immense atrocità contro il popolo italiano.

In questi giorni sto sfogliando i fascicoletti di una pubblicazione scolastica degli anni venti. Quando, dopo la riforma Gentile, la scuola visse fermenti innovativi di rilievo. La pubblicazione, avviata nel 1924 da alcuni giovani maestri di Cotignola, coinvolse gli alunni delle prime classi scolastiche i quali, per mezzo dei loro scritti e dei loro disegni, descrissero il tempo e la grama vita di allora.

Ebbene, guardando quei fogli, fin dall’anno successivo si avverte l’azione del fascismo e di Mussolini nel tentativo, riuscito, di usare la scuola per omologare nella testa dei giovani principi disumani, veicolati da comportamenti ambigui e falsamente popolareschi. E senza possibilità alcuna di potere esprimere posizioni diverse. Man mano, l’apologia del fascismo diventa ferrea e coercitiva. Il giornalino per ragazzi viene impregnato dai simboli del fascismo e con gli anni si avverte, dai disegni e dai componimenti dei ragazzi, che la bieca e nefasta ideologia fascista sé fatta strada nei cervelli dei ragazzi, creando la base del consenso ad una dittatura durata vent’anni e costata centinaia di migliaia di morti.

Il giornalino, “E val”, venne ancora pubblicato per qualche anno, fino a quando nel 1932, sempre più soffocato dalla retorica fascista, i redattori decisero di abbandonare quella che fu un’opera dalle salde fondamenta, sorta per scopi ben diversi da quelli a cui fu piegata dal fascismo.

Va detto che fin da allora nella propaganda fascista, pure inserita in un giornalino per bambini, si intravedeva il brodo di cultura delle idee che portarono alle leggi razziali emanate dal fascismo e da Mussolini nel 1938 e che costarono privazioni e morte a milioni di persone.

Solo chi è intimamente in sintonia con quelle menti, può oggi dire che Mussolini fu un capo di governo – probabilmente pensandolo come un collega – che sbagliò.

Chi la pensa il quel modo non è sicuramente degno di avere il consenso popolare per governare l’Italia.

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