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Friuli, Slovenia e teatro della Grande Guerra

Cividale del Friuli - Il Ponte del Diavolo
Cividale del Friuli – Il Ponte del Diavolo

Da anni desideravo avere un contatto con i luoghi del Friuli e della Slovenia teatro della Grande Guerra. Mio nonno ha combattuto in quelle zone come fante per alcuni anni, prima di essere trasferito sul teatro dell’Altopiano di Asiago. Tantissime volte mi ha parlato degli orrori di quella guerra e delle atroci sofferenze patite. Ricordi, che non ha mai potuto cancellare dalla mente e che hanno popolato di incubi le sue notti, fino alla fine.

Al tempo della guerra queste zone montagnose erano brulle, oggi sono molto cambiate. I boschi e le aree coltivate si sono estese tantissimo, dando vita ad un paesaggio collinare e montano molto bello. La Slovenia li ha valorizzati comprendendoli in un grande parco nazionale, il Parco del Triglav (Tricorno).

Provenendo dall’Istria, abbiamo puntato su Gorizia (area camper nei viali – v. Portolano). Dopo la visita al Castello medievale (XI sec.) che sovrasta la città, ci siamo recati al Museo della Grande Guerra. La mostra consta di nove sale di fotografie, documenti, armi, divise e oggetti, soprattutto italiani, che accendono il ricordo di quella terribile guerra. Poi visitiamo Piazza Vittoria, particolarmente imponente e suggestiva. E’ stata crocevia di eserciti e testimone delle alterne vicissitudine di quell’atroce guerra e della storia della città.

Proseguendo, facciamo una breve sosta a Cividale del Friuli.

E’ una bella cittadina che merita di essere vista. Origine romanica fondata da Giulio Cesare, é particolarmente curata e valorizzata in tutte le sue vestigia. Di particolare rilievo il Tempietto Longobardo presso l’Oratorio di Santa Maria in Valle e il Ponte del Diavolo con una bella vista sul fiume Natisone.

Caporetto - Il museo della Grande Guerra
Caporetto – Il museo della Grande Guerra

Passato il confine ci addentriamo in Slovenia. Subito ci colpisce il verde del paesaggio. Il contrasto con quello arido e spoglio delle foto della guerra viste nel museo è molto netto. Kobarid (Caporetto) si trova al centro della confluenza di due valli comunicanti con la Carinzia. Si può intuire la portata strategica che aveva per gli eserciti in guerra. Visitiamo il Museo della Grande Guerra. Siamo ricevuti da personale che ci indica le sale, ponendosi a disposizione per la proiezione di un filmato. Il materiale esposto pare in gran parte di fonte austro-ungarica. E’ suddiviso in diverse sale che prendono il nome dei colori. La crudezza delle immagini, dei reperti, dei documenti esposti, posti a confronto con quelli visti in terra italiana non ci consentono di capire, tanto sono simili nell’espressione di dolore dei soldati protagonisti, chi dei belligeranti fosse dalla parte del torto o della ragione. Forse perché per nessuna guerra c’è una ragione.

Ancora una volta, quelle immagini, mi portano alla mente i racconti di mio nonno, di cui porto il nome. Quando non ancora ventenne è stato costretto a combatterla quella guerra. Non da imboscato, ma da fante. Baionetta in canna e via, all’assalto. Obbedendo spesso ad ordini tanto insensati, quanto prevedibili nel suo esito distruttivo per gli stessi poveri soldati. Usciamo dal Museo molto turbati.

Val Trenta - Il fiume Isonzo
Val Trenta – Il fiume Isonzo

Proseguiamo verso Bovec (Plezzo), un altro luogo duramente conteso nel corso della guerra. L’area camper è abbastanza distante dalla città, per cui ci appoggiamo per la notte al piccolo campeggio. E’ il punto di riferimento per i tanti giovani che praticano il rafting sulle bellissime acque dell’Isonzo. Infatti da Bovec si dipana la Val Trenta con al centro il fiume Soca (Isonzo). La valle è una delle maggiori attrazioni del Parco del Triglav, una grande, bellissima, area montagnosa caratterizzata dalle fitte foreste, dal verde dei prati e dallo sviluppo di un turismo rispettoso dell’ambiente (rafting, pesca, bicicletta, escursionismo). Notare come gli sloveni siano molto orgogliosi del loro grande parco al punto da effigiarne con il suo logo la propria bandiera.

La maggiore attrazione della piccola parte che abbiamo visitato, a nostro avviso è costituita dal fiume Isonzo, dal suo percorso mosso e spesso scavato nella roccia, ma soprattutto dalle sue impetuose acque di colore celeste cobalto. Uno spettacolo prodigioso della natura che può essere vissuto camminando il sentiero che accompagna il letto del torrente.

Vogliamo raggiungere la sorgente.

Giunti a Trenta, parcheggiamo e risaliamo a piedi lungo uno stretto sentiero al cospetto di una natura incontaminata. L’ultimo tratto su roccette ci consente di arrivare, con l’ausilio di una corda, al punto in cui il fiume sgorga impetuoso dalla roccia. Infatti l’Isonzo nasce da un lago sotterraneo.

Lungo il percorso della valle si incontrano molti ricordi della guerra. Visitiamo un cimitero di soldati, la stazione di una vecchia teleferica. Spesso si notano le trincee.

Canale d'Isonzo
Canale d’Isonzo

Tornando sui nostri passi sostiamo per la notte nel campeggino di Canal (Canale d’Isonzo). L’attrazione è ancora il fiume Isonzo e il colore della sua acqua. Ma anche la cittadina non è male. Ci colpisce anche qui il suo arredo, ma soprattutto i tanti giovani che la popolano e che la vivono di sera con genuina allegria. Al mattino seguente, dopo pochi chilometri, siamo in Italia.

Esprimo di seguito alcune impressioni e testimonianze che possano aiutare a farsi almeno una parziale idea dei luoghi visitati e delle persone che li vivono.

Gorizia (Museo). Chiedo alcune informazioni sui luoghi della guerra alla signora alla cassa. Dimostra di non essere dentro la materia. Non ha il resto di due euro da darmi e mi manda la bar dell’angolo a cambiare: i gestori lo fanno assai poco volentieri.

Nei pressi di Cormons, ci accorgiamo di un problema al motore del camper. Chiediamo a due persone dove sia un meccanico: una ci dice di chiedere più avanti, l’altra aggiunge: può seguire la sua “indicazione”, oppure, proseguendo, al primo incrocio svoltare a destra: dopo duecento metri troverete un’officina. Ma è concessionario Fiat. Dice che mi conviene recarmi a Romans dal concessionario Ford.

Ci rechiamo a Romans, all’officina “De Marchi”. L’officina è ordinata e perfettamente organizzata, come poche se ne vedono. Mi affaccio. Nessuno alza gli occhi. Diversi addetti mi passano rapidamente vicino, senza (…). Dopo diversi minuti, si avvicina il capo officina. E’ anche il proprietario. Gli spiego, mi fa aprire il cofano, una semplice occhiata e mi dice che c’è una perdita dal sensore dell’acqua posto nel filtro della nafta. Lo sostituisce con un semplice tappo. Mi fa accomodare nel retro dell’officina, lava il motore, controlla e mi dice che sono a posto. Chiedo quanto gli devo, mi dice: nulla. Mi saluta e mi augura buon viaggio.

Pochi chilometri dopo, ci attrae una grande cantina sociale che visitiamo e dove acquistiamo ottimi vini ad un prezzo onesto. Apprezzo molto quelli friulani.

Verso Caporetto (Kobarid), scendendo una stretta strada di montagna, incontriamo una piccola area di sosta alberata, con tavolo e panche dove sostiamo per il pranzo. Ancora una volta ci chiediamo come queste situazioni di rispetto degli utenti della strada e dei turisti in essere in tutti i paesi europei che abbiamo visitato, non sono sviluppate anche in Italia.

Il Friuli mi appare sempre più, man mano che lo scopro, una bella regione. Un territorio di pregio, belle città. Il carattere schietto delle persone, la loro laboriosità e la loro tenacia prevalgono su una certa antipatia che qua e là si coglie.

La Slovenia è un paese in movimento, con un visibile protagonismo dei giovani.

Della prima guerra mondiale (mai studiata a scuola) ho capito poco. Una guerra preparata da tempo dai principali paesi belligeranti, originata da una mancanza di leaderschip degli stessi. Quindi ineluttabile e forse per questo, tremendamente atroce nei suoi effetti. Una guerra pensata dai nostri strateghi come una rapida conquista, tramutatasi invece in una lunga, tremenda, guerra di posizione. Combattuta da giovani contadini inconsapevoli e non addestrati. Con comandanti valorosi, ma anche a volte, cinici e sanguinari.

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