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E’ morto Luigi Rambelli

Luigi Rambelli è stata una di quelle persone che ha inciso nel mio percorso di vita. Mi avvicinò alle tematiche dell’ambiente. Quello spirito mi conquistò e mi è rimasto ben saldo negli anni. Eravamo nei primi anni ottanta, quando le tematiche ambientali facevano capolino nel Sindacato, ma faticavano ad affermarsi.

Venne a Faenza nella sua veste di responsabile della Sezione ambiente della Cgil regionale ad un convegno di cui conservo gelosamente gli atti promosso dalla Camera del Lavoro sul tema delle aziende a rischio. Di fronte ad una platea gremita di delegati sindacali, tecnici della salute e imprenditori, diede un contributo importante e di qualità. Quel convegno concluso da Giuseppe Casadio, allora segretario regionale della Cgil, segnò una svolta per Faenza, avviando il processo di delocalizzazione e trasformazione industriale delle aziende a rischio.

Ma Rambelli era persona non comune anche fuori dall’ambito lavorativo, capace di relazionarsi con le persone e di aiutarle. Ricordo che fu lui, vedendomi grassoccio e perso nel fumo delle sigarette, ad invitarmi a correre a piedi. Ricordo che mi regalò Correre è bello di Enrico Arcelli. Il libro, fra altro, avviava quelli come me a compiere i primi passi di corsa. Seguii i suoi consigli e due anni dopo corsi la Maratona di Bologna. Poi ho continuato a correre, fino al passaggio naturale al cammino.

Tornando al Sindacato mi piace ricordare di Luigi la sua determinazione anche di fronte a situazioni difficili e di scontro. Ancora poco tempo fa un amico castellano mi ricordava quando Rambelli, guidando la Filtea-Cgil, il sindacato dei Tessili e Calzaturieri, organizzava picchetti all’Universum, dove il rapporto con l’azienda era sindacalmente difficile e di come lo facesse con un piglio che lasciava poco spazio a quelle che allora chiamavamo “azioni di crumiraggio”.

Ho visto l’ultima volta Luigi tre anni fa a Castel Bolognese ad una iniziativa pubblica che parlava della catastrofe ecologica verso la quale stiamo andando incontro. E ancora mi incitò ad andare avanti.

Luigi mi mancherà, ma questa è la vita. L’importante è non disperdere gli insegnamenti ricevuti e questo non lo farò. Alla moglie e al figlio Yuri col quale collaboro in tante iniziative, rivolgo le mie condoglianze sapendo che sapranno trovare la giusta misura fra il dolore per la scomparsa di Luigi e l’orgoglio di essergli stati vicino.

 

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