Psc, Poc, Rue
Psc, Poc, Rue non sono brutte parole, sono solo le sigle con cui vengono identificati i nuovi strumenti urbanistici, quelli che, in virtù della nuova legge Regionale, la numero 20 del 2000, sostituiscono i vecchi Piani Regolatori Generali. Recentemente ho partecipato ad una riunione dove si è parlato di questa materia, scrivo quello che ho capito per ricordarlo a me stesso e per chi fosse eventualmente interessato ad approcciarsi all’argomento.
Con il Psc (Piano Strutturale Comunale) si analizza il territorio e, in base alla vocazione e agli orientamenti della politica, si definiscono le aree da conservare, quelle da trasformare e quelle da riqualificare. Quindi, comune per comune, dove costruire nuove case, dove mettere i nuovi insediamenti produttivi industriali, artigianali e commerciali, le aree dedicate a verde pubblico. In sostanza è lo strumento principe della programmazione territoriale a livello comunale. Nel faentino questo Piano è stato redatto in forma associata, come si trattasse di un unico comune. Questo è stato un fatto molto positivo in quanto, essendosi determinata una armonizzazione delle scelte su base intercomunale, lo strumento fissa le premesse ha consentito una migliore valorizzazione delle peculiarità di ogni comune e un conseguente migliore utilizzo e tutela del territorio e dell’ambiente.
Alcuni degli aspetti di maggior rilievo di questo strumento, che costituiscono vere novità (positive) introdotte dalla Regione, sono la così detta leva perequativa e il meccanismo della compensazione. La legge stabilisce che con gli Accordi di pianificazione fra il comune e i privati venga definito anche un corrispettivo perequativo che il privato rende al pubblico. Si tratta di una sorta di indennizzo sull’uso del territorio e sulla valorizzazione dei beni immobili. Insomma, una parte dell’aggio che va al privato in forza dei suoi investimenti deve essere stornato a beneficio della comunità. Questo è giusto, se è vero che, come ci disse un tecnico nell’occasione di un’audizione del Psc, il guadagno del privato per un investimento immobiliare oscilla dal 45 al 50% del costo pagato da parte di colui che acquista il bene medesimo.
Il meccanismo della compensazione prevede invece che, in ragione delle scelte di programmazione che si fanno con il Psc, si possano compensare i territori che ne vengono esclusi. Ad esempio, il Psc dei comuni del faentino prevede che lo sviluppo industriale di maggior rilievo debba avvenire a Faenza, a Castel Bolognese e a Solarolo. Per questo, nel caso di nuovi insediamenti, i comuni della collina è prevedibile che vengano compensati con risorse che potranno destinare ad investimenti nei settori loro vocati, come il territorio, l’ambiente, il turismo, ecc..
Va ricordato come la legge regionale consenta anche di muovere la leva dell’intervento sul patrimonio immobiliare pubblico, attraverso la costituzione di apposite Società di scopo per la valorizzazione dei beni pubblici.
Come potete vedere, oggi i comuni hanno la possibilità di attivare tramite l’urbanistica nuove leve finanziarie. La perequazione, la compensazione e le Società di scopo sono strumenti che, se prontamente attuati, consentono di superare il Patto di stabilità. Faccio un esempio, se il nostro Municipio realizza un accordo di programma con un privato che vuole costruire case o risanare un pezzo di centro storico, può stabilire che come perequazione il privato stesso realizzi direttamente a sue spese, che so, la ristrutturazione di piazza Bernardi.
Beninteso, queste possibilità ci sono se è operativo il Poc (Piano Operativo Comunale). Se il Psc per la sua caratteristica di programmazione si proietta molto avanti nel tempo (15-20 anni), il Poc ha una validità legata alla legislatura. In sostanza è il piano urbanistico del sindaco, che si collega al suo programma di legislatura, con il quale si stabilisce la programmazione degli interventi e le modalità di attuazione degli obiettivi stabiliti nel Psc, per la legislatura in corso. E’ quindi uno strumento che pone vincoli e prescrive norme.
Ecco perché, dopo la dotazione del Psc, è urgente che ogni comunità locale si doti del Poc. Per cogliere opportunità di sviluppo che possono presentarsi e per attivare strumenti che possano consentire di realizzare investimenti di interesse pubblico, eludendo il Patto di stabilità. Faccio ancora un esempio: se si presenta a Castel Bolognese un imprenditore che voglia sviluppare una fabbrica che alla comunità può fare comodo e non ci sia, nell’ambito dell’attuale strumento urbanistico un’area adeguata, la mancanza del Poc, che si collega con le previsioni di sviluppo previste nel Psc, potrebbe fare andare via l’imprenditore. Quindi potremmo perdere un’opportunità di sviluppo e di lavoro. Ma gli esempi potrebbero essere tanti.
Poi c’è il Rue (Regolamento Urbano Edilizio). Anche questo è uno strumento prescrittivo. Regolamenta tutti gli interventi ordinari, non programmabili e di limitato rilievo trasformativo, che si rivolgono all’uso, alla conservazione, al risanamento del patrimonio edilizio esistente nell’ambito del territorio comunale. In sostanza la riedizione dei vecchi Regolamenti Edilizi comunali. Si tratta di uno strumento importante, ma non certamente quanto il Piano Operativo Comunale.
Concludo, segnalando il link di un comune, Argenta, che, cliccandolo, consente di approfondire ulteriormente l’argomento: http://www.comune.argenta.fe.it/psc/psc_documentazione.aspx
Grazie. Mi e’ stato molto utile. Chiaro e sintetico