Città sbrindellate e scelte di bilancio
E’ di oggi la notizia che i comuni di Casola Valsenio e Brisighella chiederanno il riconoscimento dello stato di calamità naturale a seguito delle gravi conseguenze del maltempo. Altrettanto faranno i comuni della costa. Ma la situazione credo sia grave per tutti i comuni. D’altronde basta guardarsi attorno. Acqua, neve e ghiaccio per così lungo tempo, hanno ridotto il territorio e le città a dei colabrodo.
E’ utile parlarne. A partire dal prendere coscienza del fatto che determinati sconvolgimenti atmosferici avverranno sempre più spesso, e che quindi le misure da adottare per farvi fronte dovranno essere strutturali. Abbiamo bisogno di un governo dell’Italia che affronti questo tema, assieme al tema della crisi. Invece da mesi e mesi il Parlamento e il Governo sono costretti a discutere dei problemi personali del Presidente del Consiglio, degli scandali venuti alla luce e che coinvolgono i comitati di affari che esso ha messo in piedi e, per ultimo, dei guai combinati per non avere presentato correttamente alcune sue liste per le prossime elezioni regionali. E’ proprio il caso di dire che il governo del fare si mostra come il governo del fare sciocchezze.
Purtroppo però solo con la denuncia, non ce la caviamo. Occorre ancora una volta rimboccarsi le maniche, a partire dagli Enti locali. Mi riferisco a regioni, province e comuni. E non basterà dire che c’è l’ostacolo, pure vero, del patto di stabilità che non consente di superare determinati tetti di spesa. Temo che sia giunto il momento di fare un discorso onesto e chiaro con i cittadini e decidere di agire su taluni capitoli di spesa per riorientarli verso le attuali emergenze.
Bisognerà affrontare anche il tema delle entrate. Certamente non per aumentare le tasse, ma quasi certamente per affrontare il tema delle tariffe dei servizi a domanda individuale. Ad esempio, a Castel Bolognese, mi chiedo se possiamo ancora permetterci di mantenere le rette degli asili nido più basse della Regione.
Riguardo le spese, mi chiedo se abbia ancora senso destinare buona parte degli utili di bilancio dell’Asp per contenere le rette degli ospiti, a prescindere dal reddito loro e delle proprie famiglie e non destinarli invece a favorire la domiciliarità.
Mi chiedo se possiamo ancora permetterci di versare cento mila euro e forse più per sostenere le società sportive e forse altrettanti per la concessione dei patrocini e avere le pezze al culo? Naturalmente non è in discussione la funzione di utilità intrinseca e di coesione sociale di questi stanziamenti. Non si tratta quindi di annullare determinati capitoli di spesa, ma, forse, di ritararli, recuperando risorse per aspetti prioritari e/o collettivi come la manutenzione della città e gli interventi verso le famiglie colpite dalla crisi. So che questo tema è molto delicato e difficile da affrontare, ma credo sia giunto il momento di farlo.