Arriva la crisi economica
Gli effetti della prima grande crisi del capitalismo moderno cominciano a vedersi in tutta la loro gravità. Un modello economico iperliberista e senza adeguate regole, fatto di una finanza di carta, alimentata dall’illusione e dal sogno e non dalla concretezza del lavoro, che ha arricchito a dismisura una minoranza di persone a scapito del resto, mostra tutte le sue ingiustizie e il suo nefasto fallimento.
La Thatcher e Reagan sono stati gli epigoni di questo modello, seguiti – fin che ha potuto – da Berlusconi, con grande giovamento personale. Anche un tessuto economico fortissimo come quello emiliano e romagnolo, sta subendo le prime gravi conseguenze. Gli ordini in portafoglio si stanno estinguendo, avere credito dalle banche è sempre più difficile, alcune aziende pensano di chiudere, altre riducono al minimo l’attività produttiva, con le prime sospensioni dal lavoro per molti dipendenti.
Fra questi, i più fortunati potranno avere il sostegno temporaneo di alcuni ammortizzatori come la cassa integrazione, l’indennità di disoccupazione, l’indennità di mobilità. Ma la maggioranza non avrà alcuna tutela; sono i lavoratori assunti a termine, i contrattisti a progetto, gli interinali, i dipendenti di tantissime piccole aziende. Fra loro, la maggior parte sono giovani, talvolta con famiglie appena impiantate e con tanti debiti. Occorre aiutare queste persone e famiglie.
Molti pensano come fare e avanzano proposte e disponibilità. Tutto ciò è molto bello, ma di una cosa occorre essere ben consapevoli: la situazione è talmente grave ed estesa che il primo a scendere decisamente in campo deve essere il governo. Il governo è l’autorità che dispone dei mezzi più potenti per potere intervenire: deve aiutare le aziende con risorse economiche finalizzate ad investimenti nei nuovi settori di futura espansione, come l’ecologia e deve sostenere economicamente chi perde il lavoro in collegamento, ove necessario, con percorsi di riqualificazione professionale. Poi anche le regioni, le provincie e i comuni debbono fare la loro parte.
A Castel Bolognese, l’Amministrazione comunale ci sta provando, lavora alla istituzione di un fondo per sostenere le famiglie maggiormente colpite dalla perdita del lavoro. Maggiori dettagli sono riportati in una delle pagine del sito Fondo “non lavoro”. Ma potrà bastare?