Ricordo Giuseppe Ghetti
Ricordo Giuseppe Ghetti con grande affetto. All’inizio, appena entrato alla Camera del Lavoro, nel lontano 1972, lo guardavo con curiositĂ . Così educato, ben vestito, pettinato, con la camicia e l’immancabile farfallino al collo, mi appariva come una persona fuori dal tempo.
Svolgeva il lavoro del Patronato, aiutava gli operai, i pensionati, tutti i cittadini nel disbrigo delle pratiche per ottenere assistenza e diritti. Lo faceva con dedizione. Parlava sempre in italiano, ma con garbo non volendo apparire distante da chi non aveva la sua cultura.
Accanto a lui, Edvige e Katia come spalle e, prima Bandini, poi Goni ad aiutarlo nel lavoro verso i pensionati, favorendone la continuitĂ della militanza.
Il cavalier Ghetti era una colonna della Camera del Lavoro, rispettato dai militanti e da tutti coloro che lo conoscevano. Con me, con noi giovani sindacalisti, aveva un ottimo rapporto. Non paternale, ma collaborativo e sereno. Sempre prodigo di buoni consigli. L’ho sempre sentito molto vicino.
Al lavoro nel Sindacato affiancava la funzione dirigente in uno storico Circolo di Faenza dove è stato oggetto di riconoscimenti, fin sul piano nazionale.
Con la scomparsa di Giuseppe Ghetti Faenza perde uno dei suoi figli migliori e come tale sarĂ ricordato. Condoglianze vivissime alla sua famiglia.