Servizi sociali, riaprire il cantiere
Dopo i fatti di Bologna e Conselice, penso sia giunto il momento di riaprire il “cantiere dei Servizi Sociali“. Quello che è accaduto è deplorevole, ma non inaspettato da parte di tanti che, nel tempo, hanno posto l’attenzione alle problematiche sociali e al vasto mondo che le sostiene. Mi riferisco ai tanti aspetti che riguardano la cura e il disagio alle persone da zero a centoventi anni e all’ampio mondo di operatori, dirigenti e politici chiamati ad occuparsene.
Del bimbo morto di stenti a Bologna e di quelli vessati a Conselice, mi colpiscono in particolare due aspetti. Per Bologna il fatto che l’autorità politica dica che la famiglia “non ha voluto essere aiutata”. Altre volte ho ascoltato questa (penosa) affermazione. Penso che, se l’aiuto serve, gli operatori abbiano la professionalità necessaria per rimuovere le resistenze (che quasi sempre hanno delle motivazioni concrete che bisognerebbe ascoltare e valutare); in ultima analisi ritengo che gli operatori abbiano, oltre che il dovere, anche gli strumenti legali per intervenire. Per Conselice ciò che mi sconcerta è il fatto che la cooperativa sociale che gestisce il servizio pare non abbia avuto sul luogo di lavoro meccanismi di garanzia e di controllo adeguati, tant’è che le cose sembra siano cambiate – se le notizie di stampa sono fondate – solo successivamente ad un’intervento a posteriori da parte di dirigenti esterni.
Per contribuire al “cantiere” che spero si apra, pongo alcune domande e qualche spunto su cui credo si possa riflettere.
1 – Perchè accedere al principio che solo i privati possano gestire i servizi? A servizio qualiquantitativo equivalente, non è vero che costano meno, tanto più in ragione del fatto che il privato deve ricavarci un utile, un profitto, un guadagno; non è vero che il privato garantisca in via di principio maggiore efficienza e produttività, solo che il pubblico decida di gestire gli operatori secondo criteri di efficienza e produttività e secondo i canoni del diritto privato insito nel contratto collettivo di lavoro.
2 – E’ discutibile dire che con la gestione pubblica gli organici dei comuni si appesantirebbero a dismisura; anzi, può essere vero il contrario. La Regione ha promosso la costituzione delle Aziende di Servizi alla Persona, vere e proprie società di capitale per azioni, appunto per gestire i servizi sociali a cui i comuni possono affidare la gestione dei servizi, personale compreso.
3 – Siccome penso che il privato sociale (assieme al volontariato) possa essere considerato una risorsa, perchè non pensare ad una evoluzione delle Asp nel senso di farle diventare il vero punto di incontro fra il pubblico e il privato, quindi società a capitale e gestione mista?
4 – Si potrebbe lavorare per determinare un sostanziale equilibrio nella gestione dei servizi fra pubblico e privato. Non credo però che possa essere affidata al privato la gestione di servizi alla persona “chiavi in mano”, come troppo spesso è stato fatto. Penso che in ogni caso di appalto di un servizio alla persona il pubblico debba come minimo mantenere per se, sempre, le funzioni di cordinamento e di responsabilità assistenziale.
5 – La mia personale esperienza di (ex) assessore ai servizi sociali, mi ha detto che le persone che trattano questa materia – addetti, dirigenti, assessori -, debbono innanzi a tutto, “avere cuore”. Quella deve essere la qualità di base. Ho potuto constatare come in molti casi non sia così.
6 – L’efficacia dei servizi alla persona in futuro dipenderà sempre più da ragionamenti sulla “prossimità” e sulla “rete“. Avere cura della persona deve diventare un aspetto collettivo della vita quotidiana di tutti e, a maggior ragione, da parte di chi governa le città. Penso quindi:
a) che gli strumenti di programmazione delle città debbano essere ri-orientati verso il bene collettivo (urbanistica, viabilità, rete commerciale, ecc.;
b) che determinati interventi di tipo sociale debbano essere affidati ad una rete di solidarietà che deve poggiare su volontariato e associazionismo.
Per ora in quanto a domande e spunti penso basti. Sarei lieto di conoscere con i vostri commenti come la pensate in merito a ciò che ho scritto e anche a quello che non ho scritto.