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Castel Bolognese, città del verde

Castel Bolognese ha tante buone ragioni per potere essere riconosciuta come città del verde. Molti viali con aiuole e alberi, numerosi piccoli parchi con tante piante, centinaia di piccoli orti e sopratutto una folta vegetazione attorno alle case dei privati cittadini.

Questa situazione di pregio per la città in cui vivo lo si deve, in primo luogo, alla buona politica delle varie amministrazioni comunali, fin dagli anni sessanta. In secondo luogo ad una cultura del verde che ha caratterizzato negli anni i cittadini, grazie allo stimolo di tante persone particolarmente sensibili e perspicaci.

Ricordo che per decenni, quando l’Amministrazione comunale si proponeva di urbanizzare un’area, la discussione partiva dal parco. Quasi a voler significare che l’agglomerato doveva sorgere attorno al parco, inteso come punto di raccolta e di socializzazione dei cittadini. Così nacquero il parco Ravaioli e il parco Biancini; così sorse Castelverde.

Ricordo la “festa degli alberi” e la scelta, non ricordo di quale Amministrazione, di donare una pianta per ogni bambino nato nella città e la celebrazione che ogni anno si faceva dell’evento.

Questa cultura, queste iniziative e questa sensibilità hanno fatto si che Castel Bolognese sia progredita, non solo dal punto di vista economico, ma anche per la qualità della vita, al punto da essere, per molti aspetti, omaggiata e ambita da molti.

Purtroppo diverse cose sono cambiate negli ultimi anni, diciamo nell’ultimo decennio. Quando ha preso il sopravvento ovunque l’idea di un capitalismo senza regole, degli arricchimenti facili, del disprezzo delle istanze di eguaglianza e di fratellanza, della rapina di quel bene comune  costituito dalla natura che ci circonda e dalla madre terra.

E’ così che, con le ultime lottizzazioni urbanitiche, gradatamente, le strade sono diventate sempre più strette, le case sempre più vicine fino quasi ad essere accostate, il terreno attorno alle abitazioni sempre più scarso, fino quasi a sparire. Ma sopratutto, si sono dileguati i parchi alberati grandi e piccoli, le piazzette. Sono così venuti a meno i luoghi del gioco per i bambini, dell’incontro per i giovani, della socializzazione delle famiglie e delle singole persone.

E non solo. Tutta la cultura del verde è andata gradatamente scemando nella comunità. La festa degli alberi non si fa più, non si dona più un albero ad ogni bambino nato. Ma ciò che desta la maggiore preoccupazione è il fatto che è cresciuta l’dea in alcuni cittadini che gli alberi danno fastidio, sono in mezzo, procurano danni, sporcano. La conseguenza è che assistiamo ad una tendenza, purtroppo crescente, ad abbattere alberi senza sostituirli o a martoriarli con assurde potature, per non parlare delle capitozzature. Una pratica vergognosa che rappresenta il massimo del disprezzo. E qui mi fermo.

Per fortuna i cittadini che hanno problemi con gli alberi sono una minoranza, ma non poi così pochi da passare inosservati. Tant’è che in questi ultimi mesi ha cominciato a farsi sentire la protesta degli altri cittadini. Alcuni di questi, donne, hanno interessato i mezzi di informazione e l’Amministrazione comunale. Poi, avendo scoperto che ci sono poche regole a tutela del verde e che, quelle poche esistenti, si fatica a farle rispettare, quando non vengono bellamente eluse, posta forse anche la mancanza di adeguati controlli,  hanno preso l’iniziativa di promuovere una petizione popolare. Ossia una raccolta di firme, per chiedere che la comunità castellana si doti di un “regolamento del verde” almeno sul modello dei tanti regolamenti esistenti nei vari comuni vicini e meno vicini.

A me pare una buona idea, tantè che la sosterrò in ogni sede e con i modesti mezzi a mia disposizione, fra i quali questo sito.

Domani pubblicherò il testo della petizione, le informazioni per firmare e quelle per collaborare a questa costruttiva iniziativa popolare di base. Per il bene comune. E un sondaggio per capire se i castellani sono d’accordo o meno.

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