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Cgil

Considero disdicevole la canea che hanno scatenato in questi giorni contro la Cgil. Ho ascolato più volte le dichiarazioni di Susanna Camusso. Dice che la manovra del Governo non è equa, che colpisce particolarmente i ceti meno abbienti, che non avanza ipotesi di sviluppo. Dice che colpisce duramente i lavoratori, i pensionati e i disoccupati, di cui ella ne rappresenta più di cinque milioni. Cosa dovrebbe fare? Aspettare che tutto finisca a tarallucci e vino come tanti vorrebbero? Salvo poi constatare negli anni a venire il tremendo costo che coloro che essa rappresenta dovranno subire? Penso che di questo anche le altre organizzazioni sindacali siano preoccupate. La differenza è che mentre Cisl e Uil affidano al confronto col Governo, con questo Governo, un valore quasi taumaturgico, la Cgil pensa che sia utile sostenere il confronto con la mobilitazione e la lotta. C’è qualcosa di strano in tutto questo? Ci ricordiamo tutti che negli ultimi decenni almeno dieci punti di Pil sono passati dai salari alle rendite e ai profitti? Che negli ultimi tre anni il buon Trementi ha aggiunto 210 miliardi di debiti (quando Prodi nei suoi due sgangherati anni aveva invertito la tendenza) al monte pre-esistente? E adesso dovremmo essere tutti sulla stessa barca. Quindi per evitare che affondi, i soliti dovrebbero continuare a pagare e perdippiù a tacere.

C’è una cosa che Susanna Camusso non dice e che dovrebbe dire. In questa situazione qualcuno che offra una sponda ai milioni di cittadini che si sentono colpiti e anche derisi dal governo, ci dovrà pure essere. Creando così condizioni vere affinchè le forze politiche che guardano da quella parte abbiano la forza politica per ottenere correttivi realisti ad una manovra ineludibile, ma sciagurata per una parte del paese.  Oppure pensiamo piuttosto sia utile al progresso e alla democrazia non offrire rappresentanza a chi si sente relegato ai margini?   Faccio un solo esempio di ciò che potrà accadere, se alcune cose non cambieranno. La manovra affida al Governo una delega per legiferare in materia di assistenza con l’obbiettivo dichiarato di ridurla di svariati miliardi di euro. Dobbiamo sapere tutti che questo inciderà sulla carne viva delle persone, sopratutto degli anziani e delle famiglie meno abbienti. Toglieranno, o ridurranno enormemente le pensioni di reversibilità, quelle di invalidità, gli assegni di accompagnamento. Questo vorrà dire che milioni di persone anziane e famiglie non avranno più quelle modeste cifre che, aggiunte alla loro misera pensione del lavoro, consente loro oggi di pagare la badante o il posto nella struttura protetta. Cosa potrà succedere a queste persone? Domani saranno accudite dai figli e nipoti al prezzo di perdere il loro lavoro? O saranno costrette ad una misera vita di stenti? Proviamo a pensarci e diamoci qualche risposta.

Ecco perchè la Cgil fa bene a mobilitare i propri iscritti, offrendo però a tutti una sponda, per fare qualcosa, per tentare di incidere, finchè si è in tempo. Ci sta che altre organizzazioni sindacali ritengano di praticare altre strade. Quello che però non ci sta, che grida vendetta, che solleva indignazione sopratutto di fronte alla portata dei problemi odierni, è che Berlusconi e il suo (rancoroso) ministro, giochino sulla divisione sindacale. Parlare contemporaneamente con tutti e allo stesso tempo in sede separata solo con qualcuno è, per chi lo promuove, un gesto… (mettete voi l’aggettivo che più vi aggrada), di cui dolersi, se hanno un briciolo di coscienza e di pudore.

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