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Il Parco del delta del Pò

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Torno da alcuni giorni trascorsi nel Parco del delta del Po, nella zona fra Mesola a Porto Tolle. La sacca di Goro, il Po di Goro, il Po di Gnocca, la sacca di Scardovari, il Boscone della Mesola. Ambiente di valle, zone di stagni e di boschi lussureggianti. Ambiti territoriali oggi pervasi dai segni di un certo benessere. Quella che fino a circa dieci anni fa era un’area fortemente depressa e di miseria, oggi mostra i segni di un discreto sviluppo.

Non c’è alcun dubbio che una mano al progresso economico della zona l’ha data l’istituzione del Parco. Una scelta avveduta della regione Emilia Romagna, in parte contrastata, ma adesso molto apprezzata. Oggi l’area del Parco del delta del Po è un vero paradiso per gli amanti della natura e delle attività sportive contigue ad essa. Gli amici della bicicletta e del turismo all’aria aperta trovano nel delta un luogo ideale per interpretare la loro visione della vacanza e il loro rapporto con l’ambiente. Un rapporto fatto di rispetto, non invasivo e sopratutto che non modifica l’equilibrio ambientale come può invece accadere nel caso di altre forme di turismo capaci, se non adeguatamente controllate, di screziare i pregi ambientali, come le doppie case, i villaggi turistici, le catene di alberghi, le grandi aree commerciali, e altro.

In questi giorni ho visto il quelle zone innumerevoli famiglie in bicicletta e a piedi godere dell’ambiente col quale venivano a contatto. Ho visto centinaia di famiglie in camper, distribuite in un grande territorio che le accoglie senza isterismi e con rispetto. Una moltitudine di persone che lasciano ricchezza senza depredare e lasciare segni nell’ambiente.

Ma la vera molla per lo sviluppo di queste zone è dipesa dallo sfruttamento del mare ed in particolare dallo sviluppo della coltivazione e del mercato dei mitili, vongole e cozze. Una persona anziana ci ha raccontato di grandi ricchezze accumulate in poco tempo. In troppo poco tempo, ha detto, e questo ha fatto si che tante persone abbiano dilapidato risorse, senza pensare al futuro. Quindi sfruttamento intensivo degli allevamenti, forzature nel ciclo della natura, spese fatte senza criterio e lungimiranza, stanno creando notevoli problemi alla prospettiva di un mercato che doveva meglio essere regolato secondo i ritmi e i tempi di un’ambiente naturale che si regge su equilibri molto precari. Fra l’altro, gia pesantemente compromesso dalla presenza della grande centrale a olio combustibile di Porto Tolle.

La percezione di qualcosa che non va e il prodromo di future difficoltà, può essere colta da semplici indizi come: la presenza di Mercedes e Bmw  davanti a sgangherati approdi di piccole barchette da pescatore e le tantissime, sontuose, ville sorte attorno alle vecchie povere case di un tempo, ancora coperte di amianto.

Un’altra molla dello sviluppo per queste zone è senza’altro consistita nello sviluppo di alcuni prodotti dell’orto, a partire dalle carote e dagli asparagi. Il terreno adatto, la presenza di acqua, la capacità di allargare la maglia poderale e la creazione di un efficace sistema cooperativistico, hanno dato vigore ad un comparto di notevole interesse e valore.

Grazie allo sviluppo di questi settori, pur con errori e contraddizioni, l’area del Delta del Po in questi anni è certamente progredita. Almeno agli occhi di un turista frettoloso, ma che osserva e che cerca di capire la realtà dei luoghi che visita e delle persone con le quali entra in contatto.

Di certo, l’area del parco del Delta del Po costituisce un’area di grande pregio ambientale, da visitare e da tutelare. Un’ambiente che nulla ha da invidiare ad altri simili di altri paesi europei, peraltro più celebrati.

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