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Decoro

Credo che quasi nessuno sentisse il bisogno di imbrattare l’architettura dell’Antolini dell’ex ospedale con un grande pannello pubblicitario che, peraltro, copre completamente (fino a credere che possa trattarsi di uno scherzo) un segnale stradale. Anche con la scusa di fare conoscere l’ora esatta.

Non conosco la contropartita per un simile servizio, ma penso che il gioco non sia valsa la candela. Nel passato, offerte di quel tipo furono respinte, come anche quella di istallare pubblicità nei punti di maggiore impatto visivo, con la “motivazione” di proteggere i pedoni.

Certo, anche in passato qualcosa è scappato, come il gazebo della piazza – anch’esso toglie visuale all’Antolini –  e il pannello pubblicitario davanti alla bilblioteca. La soluzione migliore oggi, probabilmente, sarebbe  quella di rimuovere tutte le brutture che contrastano l’obbiettivo di una “città bella”.

E’ un problema di decoro della città , non lasciarsi invadere dagli appetiti pubblicitari. Qualcuno potrebbe obbiettare che ci sono altre cose cui guardare, come le tante merde di cane lasciate in giro. E’ vero, ma non è una buona ragione per non porre argini al malcostume. Poi, per quanto riguarda i cani, esiste un regolamento comunale e un’ordinanza sindacale che, se fatte rispettare, possono mitigare di molto il problema.

Giacchè sono in argomento, l’attenzione non può non cadere sui grandi pannelli pubblicitari che nascono come i funghi lungo la via Emilia. Siccome la loro dislocazione non è omogenea, sarebbe interessante sapere se la loro istallazione corrisponde alle norme di legge e ai regolamenti. In passato non sempre è stato così e si è intervenuti per la loro rimozione, puntualmente avvenuta.

Un commento

  1. Ne sono spuntati già altri di simili spazi pubblicitari (con o senza orologio): uno in fondo al viale della stazione (chi arriva dalla stazione è la prima cosa o quasi che vede in paese); poi uno nel piazzale antistante il cimitero (con pubblicità a “tema”); ed infine uno all’inizio del viale del cimitero (con altra pubblicità a “tema”), nel posto dove sorgeva un cipresso. Quest’ultimo mi pare una perla assoluta: potrebbe quasi considerarsi il primo pannello della via crucis bianciniana appena restaurata.
    Di sicuro la comunità incasserà qualcosa, ma ne vale la pena? Poi, in tempi come questi, che il vero dramma è che i soldi non si possono nemmeno spendere…

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